Il campo Calvesi, il PCB e le prime morti ‘sospette’

Riprendo qui sotto un articolo del giornale on line Quibrescia per riprendere un tema emerso da qualche anno a Brescia, il rapporto tra il PCB e il campo Calvesi, quel campo che ospitò il record del mondo di Sara Simeoni. Era il 4 agosto 1978 e il campo si chiamava ancora ‘Morosini’, da allora si sono succedute moltissime gare di vario carattere, tutte realizzare su quel campo dove ora è vietato rimanere sull’erba perchè contaminata. Ma chi è passato per anni sul quel campo e su quell’erba del pcb non sapeva nulla. Intere generazioni di atleti si sono seduti su quel prato ora ritenuto pericolosissimo. Il Campo di atletica Calvesi, a Brescia, dal 10 maggio 2013 è sotto sequestro. Da quel giorno, nessun atleta e nessun amatore ha più potuto varcarne i cancelli, sigillati. A ordinare il sequestro della struttura è stata la Procura dellaRepubblica di Brescia che, a causa dell’altissimo livello di inquinamento da PCB del terreno, ha dovuto conferire il mandato con provvedimento d’urgenza ai Carabinieri del nucleo investigativo della città lombarda.

Il Campo Calvesi si trova in via Morosini, a pochi passi dalla famigerata Caffaro, la fabbrica dei veleni che ha disseminato tonnellate di policlorobifenile (PCB) – una sostanza altamente tossica e non degradabile, analoga alla diossina – nelle zone circostanti. Il pcb può favorire l’insorgenza di vari tipi di tumori, ed è quindi un pericolo per i fruitori dei parchi pubblici entrare in contatto con erba e piante contaminate. Come si può vedere guardando l’inchiesta di Riccardo Iacona andata in onda nel programma Presa Direttasu Rai3 il 31 marzo 2013, il Campo Calvesi aveva continuato ad ospitare allenamenti sportivi, nonostante la chiusura di molti parchi cittadini nella zona, seguendo la deroga del sindaco (reiterata ogni sei mesi per più di dieci anni) che imponeva di non toccare o calpestare l’erba, per non entrare in contatto con il pcb.

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Fu il servizio di Iacona, andato in onda su Presa Diretta la sera di Pasqua del 2013 (qui per il serviziohttp://www.presadiretta.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-c6c4ab2a-960a-4272-b710-1d209039cb8a.html), a riaccendere i riflettori sul sito della Caffaro dopo un tempo interminabile. Le prime rilevazioni che scoperchiarono il vaso di pandora del PCB aBrescia, nascosto e negato a lungo da tutti gli organi preposti al controllo, partirono dal libro-inchiesta di Marino Ruzzenentiintitolato “Un secolo di cloro… e PCB. Storia delle industrie Caffaro di Brescia“, pubblicato nel 2001. Ruzzenenti, inizialmente tacciato di allarmismo, dimostrò poi con i dati ufficiali alla mano le proprie ragioni. Tuttavia, il processo del Tribunale di Brescianei confronti della Caffaro venne archiviato e tutto si concluse con un nulla di fatto, lasciando i bresciani in una situazione di pericolo ed ignoranza sul reale livello di inquinamento della loro città.

La chiusura del Campo Calvesi è stata seguita, un mese dopo, dall’elezione di Emilio Del Bono come nuovo sindaco della città. La nuova giunta Del Bono, dopo aver analizzato nuovamente il terreno del centro sportivo, ha progettato un piano d’azione per recuperare l’area, mettendo a disposizione due milioni di euro, necessari per la rimozione e la messa in sicurezza di un metro di terra su tutta la superficie del campo sportivo. Nel giugno 2014 il Corriere di Brescia prevedeva una riapertura del Calvesi a fine 2015, mentre oggi Laura Castelletti, vicesindaco del capoluogo lombardo, ci assicura: «potrete correrci nel 2016, i lavori partono ora».

Ora la morte per tumore di un’atleta ventitrenne,  Silvia Bosio non fa che riaccendere il tema e far emergere possibili legami tra la morte dell’atleta e il fatto di aver calpestato l’erba di quel campo. Qui di seguito l’articolo

(red.) Oltre all’immenso dolore per la perdita di suo figlio 23enne, stroncato da un tumore da dieci giorni, la madre, Silvia Bosio, nutre ora un forte dubbio. Si chiede se ci sia stato un legame tra la malattia del figlio Matteo e il Campo sportivo Calvesi di Brescia, di recente associato alle indagini riguardanti l’inquinamento da Pcb. Il 23enne, infatti, studente universitario in Scienze motorie, per esercitarsi sullo studio dell’atletica leggera, si recava spesso al Calvesi, in zona Caffaro. Il campo, ormai da tre anni, era stato sequestrato dai carabinieri a causa dell’inchiesta sull’inquinamento industriale. La madre di Matteo si chiede se altri ragazzi, attivi presso lo stesso campo, hanno riscontrato malattie tumorali. Alcuni studi epidemiologici fanno registrare, appunto, altissimi livelli di Pcb in persone con più di 60 anni. Le ricerche proseguono, e l’Airc, Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha già stabilito una relazione tra l’esposizione al Pcb e l’insorgere di melanomi. Si spera che questi dati possano dare delle indicazioni precise in merito alla relazione tra il Campo sportivo Calvesi e malattie tumorali.

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